di Mariapia BonanateFamiglia Cristiana – 15 settembre 204
Confidando in quella solidarietà che si crea tra noi donne, le chiediamo di
ripristinare i diritti sanciti dalla Costituzione che sono stati cancellati dai
Decreti sicurezza
Le scriviamo a nome di donne che desiderano inviarle gli auguri più sinceri e
affettuosi per la sua elezione a ministro dell’Interno. Sono donne che
conoscono calvari ed esclusioni drammatiche. Costrette a lasciare il loro
Paese, dove si muore per guerre, persecuzioni, fame, sono sopravvissute alle
violenze e agli stupri quotidiani dei lager libici, dove si muore per le
sevizie subite.
Molte di loro, giunte in Italia con i barconi, sono finite nella schiavitù
della tratta, obbligate a prostituirsi. Altre vivono senza identità anagrafica,
in una condizione di disperazione.
Queste donne si rivolgono ora a lei, fiduciose di ottenere quella comprensione
che si crea nel mondo femminile, condividendo valori quali la solidarietà,
l’accoglienza della diversità e il rispetto dell’altro, la difesa della vita. E
le chiedono di aiutarle a riavere, come migranti, i diritti sanciti dalla
Costituzione italiana e dalla Corte di Strasburgo, cancellati dai Decreti
sicurezza del precedente Governo, a cominciare dal diritto di asilo per motivi
umanitari, che permette di avere un’identità anagrafica e quindi la possibilità
di integrarsi nella vita lavorativa e sociale.
Un gruppo di queste donne, accolte a Casa Rut, la comunità delle suore
Orsoline, a Caserta, che ha aiutato centinaia di ragazze a salvarsi dalla
prostituzione e hanno creato la cooperativa sociale “New hope” nuova
speranza, aveva inviato a Matteo Salvini, ministro dell’Interno, una lettera e
“un grembiule del servizio” cucito con le loro mani, perché si
ricordasse «d’interpretare l’autorità che gli era stata conferita non come
esercizio di potere ma di servizio» e riconoscesse i loro diritti di migranti.
La risposta fu la chiusura dei porti e i Decreti sicurezza «che hanno provocato
un’inquietante insicurezza e confusione generale, un’emergenza con drammatiche
ricadute», ha denunciato suor Rita Giaretta, che aveva firmato la lettera con
le sue consorelle.
Oggi queste donne hanno deciso di inviare anche a lei, ministro Lamorgese, un
simbolico “grembiule di servizio”, nella fiduciosa speranza che, questa
volta, sia indossato.